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Basta un caffè per essere felici – Toshikazu Kawaguchi.

Questa estate vi avevo parlato qui del libro Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi.
Mi era piaciuto molto e sono quindi stata felicissima di accettare l’invito per il blog tour sul seguito appena uscito: “Basta un caffè per essere felici“.

Trama

Accomodati a un tavolino.
Gusta il tuo caffè.
Lasciati sorprendere dalla vita.

L’aroma dolce del caffè aleggia nell’aria fin dalle prime ore del mattino. Quando lo si avverte, è impossibile non varcare la soglia della caffetteria da cui proviene. Un luogo, in un piccolo paese del Giappone, dove si può essere protagonisti di un’esperienza indimenticabile. Basta entrare, lasciarsi servire e appoggiare le labbra alla tazzina per vivere di nuovo l’esatto istante in cui ci si è trovati a prendere una decisione sbagliata.

Per farlo, è importante che ogni avventore stia attento a bere il caffè finché è caldo: una volta che ci si mette comodi, non si può più tornare indietro. È così per Gotaro, che non è mai riuscito ad aprirsi con la ragazza che ha cresciuto come una figlia. Yukio, che per inseguire i suoi sogni non è stato vicino alla madre quando ne aveva più bisogno. Katsuki, che per paura di far soffrire la fidanzata le ha taciuto una dolorosa verità. O Kiyoshi, che non ha detto addio alla moglie come avrebbe voluto. Tutti loro hanno qualcosa in sospeso, ma si rendono presto conto che per ritrovare la felicità non serve cancellare il passato, bensì imparare a perdonare e a perdonarsi. Questo è l’unico modo per guardare al futuro senza rimpianti e dare spazio a un nuovo inizio.

Approfondimento:

La mia tappa riguarda i personaggi ma per avere una visione migliore vi invito a leggere gli articoli delle mie compagne di tour, che trovate nella immagine in evidenza nel post.

Se avete letto il precedente ritroverete la stessa atmosfera, siamo sempre nella caffetteria di Nagare, Per chi invece leggerà questo per primo spiego in breve. Esiste una caffetteria a Tokyo un po’ nascosta ma di cui tutti parlano per via di una leggenda metropolitana. Sembrerebbe che sia possibile viaggiare nel tempo e incontrare una persona transitata nello stesso locale nel passato o nel futuro

Ed effettivamente è possibile compiere questo viaggio

Ci sono varie regole da seguire, la più importante delle quali è tornare prima che il caffè si raffreddi, altrimenti…⠀

E, in ogni caso, il presente non verrà modificato. Questo scoraggia molti di quelli che si recano al caffè con la speranza di poter cambiare le cose. Molti non vedono il senso di affrontare il rischio se non potranno cambiare le cose. Eppure pochi lo affrontano con la speranza, la speranza che quel viaggio se anche non modificherà magicamente il mondo attorno a loro , come in tanti film di fantascienza abbiamo visto, possa modificare qualcosa in loro, riconciliarli con passato , permettergli di essere di nuovo felici.

Il filo conduttore di “Basta un caffè per essere felici” è , a mio avviso, l’elaborazione del lutto, dei rimpianti, dei sensi di colpa, ma anche rimediare a qualcosa di taciuto, di omesso , di mistificato. Non per niente la traduzione del titolo originale in italiano suonerebbe come “Prima che la bugia venga a galla “

E’ difficile parlare dei personaggi senza rischiare spoiler, ma ci provo.

Nella prima storia Gotaro, ha un grande peso sul cuore, ha cresciuto Haruka come una figlia, senza mai rilevarle chi fossero i suoi veri genitori. Haruka ha portato felicità e gioia nella sua vita, ma rimandare sempre il momento della verità per ben 23 anni, ha alimentato un grosso peso sul suo cuore, un peso che solo il confronto con il vero padre della ragazza può aiutare a sciogliere e dargli il coraggio di svelare la storia anche alla figlia. Un dilemma che molte persone si sono trovate ad affrontare, la scelta tra il quieto vivere e la necessità di essere sinceri. Gotaro scioglierà i nodi lasciati in sospeso per così tanto tempo?

Ed ecco Yukio, figlio di Kinuyo, una cliente abituale del caffè, e partito tanti anni prima per inseguire il sogno di diventare vasaio. Non aveva mai avuto il coraggio di ammettere il suo fallimento con la madre e proprio per questo non le era stato neanche accanto nel suo ultimo periodo di vita. Ora è divorato dai sensi di colpa e decide di tornare indietro con un preciso piano in mente. Ma le mamme conoscono i propri figli e riescono sempre salvarli, anche da morte. So che sembra criptico ma non posso dirvi di più, se non invitarvi a leggere il libro se siete curiosi di capire a cosa mi riferisco. L’ultima frase di Yukio è illuminante per il senso che hanno questo tipo di viaggi nel tempo “Non è il mondo ad essere cambiato, sono io “

Mi ha colpito anche la storia di Kurata, l’unico che non viaggia nel passato ma decide di andare nel futuro per vedere se la donna che ama abbia trovato la felicità dopo di lui, e nel caso non lo avesse fatto darle la sua benedizione per una nuova vita.
Racconta però anche come si sono conosciuti. Asami era disperata per aver avuto un aborto spontaneo. Il suo bambino era vissuto solo 70 giorni. Nessuno riusciva a consolarla, ma Kurata le aveva rivolto queste parole
“Se continui a devastarti in questo modo, il tuo bambino avrà sprecato quei settanta giorni.»
il suo messaggio non voleva essere consolatorio: le indicava una strada per cambiare il modo di interpretare il dolore che stava provando.
«invece, se adesso provi a essere felice, il tuo bambino
avrà messo a frutto i suoi settanta giorni. e in quel caso, la sua vita avrà avuto senso. Solo tu puoi dare senso alla vita che ha ricevuto in dono. Perciò devi fare il possibile per
essere felice. e la persona che lo vorrebbe di più è proprio il tuo bambino.»”

Con queste parole aveva indicato la via per dare un senso al dolore e queste stesse parole, riportate, daranno un senso al dolore di un altro personaggio della storia permettendo alla sua vita sospesa di andare avanti.

Oltre ai personaggi nuovi, clienti della caffetteria , ho trovato molto interessante l’approfondimento di quelli che già avevamo incontrato nel primo libro. Anzi forse sono state le vicende che ho seguito con più affetto.

Nagare il titolare, la piccola Miki, che avevamo lasciato nella pancia della mamma Kumi, e che invece ora è già una bambina ansiosa di iniziare a versare il caffè ai clienti, per farli viaggiare, seguendo la tradizione di famiglia e scopriremo la storia del “fantasma, la donna in bianco, che ora ha un nome. La abbiamo conosciuta nel primo libro, scontrosa e scorbutica, in questo capirete chi è, perché è finita lì, e grazie a un viaggio nel passato la vedremo dolce e sorridente come era in vita. E ritroviamo anche Kazu, la cugina di Nagare. Una delle storie più commuoventi. Dopo la morte della madre è vissuta con il senso di colpa sempre accanto.Non si è mai concessa di essere felice . Non si è mai concessa di voler bene a nessuno per paura di perderlo, ma qualcosa la farà cambiare.


Ecco, posso dire che tutti i personaggi di Toshikazu Kawaguchi sono accumunati da una grande sofferenza ma anche dalla voglia di andare avanti e di riparare i propri errori.

e voi avete una ferita che vi impedisce di essere felici al 100%? vi va di parlarne?

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Un pensiero riguardo “Basta un caffè per essere felici – Toshikazu Kawaguchi.

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