
Sinossi:
Alicia Berenson sembra avere una vita perfetta: è un’artista di successo, ha sposato un noto fotografo di moda e abita in uno dei quartieri piú esclusivi di Londra. Poi, una sera, quando suo marito Gabriel torna a casa dal lavoro, Alicia gli spara cinque volte in faccia freddandolo. Da quel momento, detenuta in un ospedale psichiatrico, Alicia si chiude in un mutismo impenetrabile, rifiutandosi di fornire qualsiasi spiegazione. Oltre ai tabloid e ai telegiornali, a interessarsi alla «paziente silenziosa» è anche Theo Faber, psicologo criminale sicuro di poterla aiutare a svelare il mistero di quella notte. E mentre a poco a poco la donna ricomincia a parlare, il disegno che affiora trascina il medico in un gioco subdolo e manipolatorio.
Commento:
Tra i vari tipi di thriller quelli che preferisco sono i thriller psicologici.
Un tempo studiavo psicologia e addentrarmi nelle menti disturbate e criminali mi affascina sempre.
Anche in questo caso copertina e trama mi avevano attratto molto. Non so ancora dire se il libro mi sia piaciuto, però. Da questo genere mi aspetto di essere stupita, mi aspetto il colpo di scena, amo gareggiare con l’autore per scoprire la verità ma amo essere sconfitta e ritrovarmi alla fine a ripensare agli indizi e borbottare “Diavolo di uno scrittore, mi ha gabbata, avevo tutto lì davanti e non l’ho visto!”
Invece, in questo caso, purtroppo ho capito subito tutto. Speravo di sbagliarmi, speravo in un colpo di scena che rovesciasse le mie supposizioni e invece niente!
Probabilmente ha influito anche il fatto che tra le mie letture dello scorso anno ci sono stati anche “Una moglie tra di noi” e “Ninfee nere” che condividono con questo romanzo un certo espediente narrativo, che non vi svelo per non rischiare effetto spoilerone , ma che ho subito intuito e riconosciuto.
Inoltre ho trovato deboli anche alcune spiegazioni ‘psicologiche’, troppo banali, stereotipate e lo stile estremamente semplice, specialmente nei dialoghi.
Eppure, mi ha tenuta incollata fino all’ultima pagina e lo ho letto tutto in poche ore, questo mi fa pensare che l’autore sia riuscito nel suo intento. Certo il mio attaccamento alle pagine era dovuto alla speranza di essere smentita e così non è stato, ma , in ogni caso, non me ne sono separata fino alla ultima parola. Mi sono piaciuti invece i rimandi all’arte e alla tragedia classica, l’ Alcesti, di Euripide
Vi piacciono i thriller psicologici? e vi è mai capitato di essere stata delusi da un libro ma che, nonostante questo, vi abbia regalato ore piacevoli? Con quale? E voi siete tra quelli che si sentono soddisfatti quando indovinano la soluzione di un thriller o, come me, un po’ contrariati?
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